Interpretazione del libro dell'Ecclesiaste, o predicatore. Kohelet (Ecclesiaste), il libro biblico dell'Ecclesiaste può essere scritto da una carta

Ecclesiaste (Ecclesiastes) - uno dei libri canonici Vecchio Testamento. Nella Bibbia ebraica è posto tra le Lamentazioni di Geremia e il libro di Ester. Il nome Ecclesiaste (Εκκλησιαστής) è la traduzione greca dell'ebraico Qohelet (da qahal - convocare). Questo è il significato letterale della parola, ma la sua traduzione figurata (vera) è “Predicatore”.

Il tema principale del libro è espresso all'inizio con le sue parole: “vanità delle vanità, tutto è vanità e vessazione dello spirito”. Heine(seguito da Delitzsch) chiama Ecclesiaste “il canto del canto dello scetticismo”. Lo scetticismo dell'Ecclesiaste, però, non è disperato: partendo dal pessimismo, egli conclude con una visione serena e chiara della vita, indicando le gioie della vita nell'uso corretto dei beni del mondo, come dono di Dio. L'Ecclesiaste è sempre stata una lettura preferita per tutti coloro che hanno sperimentato molto e sperimentano molto.

Ecclesiaste. Audiolibro

Di tutti i libri ebraici, l'Ecclesiaste presenta la maggiore somiglianza con ciò che chiamiamo filosofia. L’autore di questo libro si pone il compito di chiarire la questione del rapporto dell’uomo con le leggi eterne dell’ordine mondiale. Tutto nell'universo cambia; quindi non c'è nulla di duraturo negli affari della vita umana. Tutto in esso dipende dal caso; Pertanto, una persona deve approfittare delle gioie che gli dà il corso del caso, godere con prudenza dei piaceri fugaci che gli si presentano e, a causa dell'incapacità di comprendere il corso del caso, non rinunciare alla fede in Dio. Tutti gli eccessi sono dannosi. Mentre si gode la vita, si dovrebbe rimanere pii e timorati di Dio. Tutto nella vita è fugace; Pertanto, non si dovrebbe essere eccessivamente attaccati a nulla in esso. E tutto è dubbio, tranne una cosa: Dio esiste. Il libro si conclude con un’esortazione a osservare i comandamenti di Dio: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto per l’uomo. Poiché Dio porterà in giudizio ogni azione, anche quella segreta, sia buona che cattiva». A causa dell'insistenza con cui Ecclesiaste parla della necessità di obbedire a un re, anche cattivo, e per la sua osservazione che la donna è il male più grande, alcuni studiosi ritengono che questo libro sia stato scritto quando la Giudea era sotto il dominio dei I re siriani, sotto i quali governavano tutti, sono intriganti.

Nella sua direzione, l'Ecclesiaste è adiacente alla scuola dei saggi ebrei del periodo post-salomone, conosciuta come “chokmah” (saggezza). Predicava una morale filosofica speciale, le cui caratteristiche principali erano la sua universalità (in contrasto con il carattere nazionale dell'antica letteratura ebraica) e la sua giustificazione religiosa (in contrasto con la scuola materialistica di "letzim").

Nella forma, Ecclesiaste è un'opera poetica. Di solito è diviso in 12 capitoli. La forma strofica del libro fu scoperta da Köster (1831) e poi da Weiging, che divise il libro in 4 parti, e ciascuna di esse a sua volta in 3 sezioni, quasi tutte con 3 strofe.

Capo del re Salomone. Dall'affresco di Pietro Perugino "Profeti e Sibille", 1497-1500

L'autore del libro era precedentemente considerato (e alcuni lo credono ancora) Salomone, sulla base del fatto che parla a nome di qualche “re di Gerusalemme”, “figlio”. Davide" Secondo le leggende ebraiche, Salomone scrisse il Cantico dei Cantici in gioventù e l'Ecclesiaste in vecchiaia. Ma molti padri della chiesa già dubitavano che l'autore dell'Ecclesiaste fosse questo re dei Giudei. Secondo il contenuto, l'origine del libro doveva essere attribuita alla fine della vita di Salomone, eppure il fatto della sua conversione dopo la caduta non è attestato nella storia (Agostino, Gregorio Magno, Tertulliano, Origene, Cirillo di Gerusalemme , eccetera.). Il contenuto del libro, che indica chiaramente tempi tristi della storia ebraica, non corrispondenti all'era principale di Salomone, e la lingua, piena di vocabolario aramaico, costringono ad attribuire il libro a un periodo successivo. A causa della particolare vicinanza dell'Ecclesiaste, sia nel contenuto che nel linguaggio, al libro del profeta Malachia, l'epoca di origine del libro è spesso determinata tra il 450 e il 400 a.C., sebbene alcuni teologi protestanti (Weiging, Ewald, Elster, Bergst, ecc.) ritengono che sia stato scritto molto più tardi (forse addirittura durante il regno Erode il Grande).

Ecclesiaste (Ecclesiastes) è il nome di uno dei libri dell'Antico Testamento. L'Ecclesiaste è compreso nel ciclo di libri didattici che seguono i Proverbi di Salomone. Il titolo del libro deriva dall'ebraico “kohelet” - predicatore nella congregazione. A quel tempo, un'assemblea era un incontro di tutti i cittadini a pieno titolo.

Leggi Ecclesiaste.

Il libro dell'Ecclesiaste è composto da 12 capitoli.

  • Linea " Io... ero re... a Gerusalemme". Come sapete, Salomone rimase re fino alla sua morte, quindi non avrebbe potuto formulare il pensiero in questo modo.
  • Linea “Mi sono esaltato e ho acquistato sapienza più di tutti quelli che erano prima di me su Gerusalemme”.. È noto che cento anni prima di Salomone c'era un solo re a Gerusalemme, quindi il plurale in relazione alla parola re non favorisce la paternità di Salomone.
  • L'Ecclesiaste mette in guardia più volte dal leggere troppo. Sarebbe strano sentirlo dire da Salomone, che apprezzava la saggezza al di sopra di tutte le cose buone.
  • L'atmosfera di tristezza e delusione che pervade il libro era insolita per il periodo del regno di Salomone; è piuttosto un segno dell'era post-esilica.

La paternità di Salomone è messa in dubbio anche dal fatto che molti ricercatori ritengono che la scrittura dell'Ecclesiaste non coincida nel tempo con gli anni della vita di Salomone. Esistono diverse versioni dell'epoca in cui è stato creato il libro:

  • Versione di Nachtigall - 975-588 a.C. e.,
  • Versione di Schmidt e Jan - 699-588 a.C. e.,
  • Vesia Delic - 464-332 a.C e.,
  • Versione di Gitzig - 204 a.C e.,
  • La versione di Graetz è l'epoca del regno di Erode il Grande.

Pertanto, la differenza temporale raggiunge gli 800 anni.

Interpretazione del libro dell'Ecclesiaste

Il libro dell'Ecclesiaste è unico nell'Antico Testamento. È un trattato filosofico profondo. Ecclesiaste descrive il ciclo nel destino dell'uomo e dell'intero universo. Secondo il testo, l'intera esistenza dell'uomo è una vanità senza senso. Tutto questo è già accaduto e accadrà più di una volta nell'universo.

Il testo dell'Ecclesiaste è pieno di idee contraddittorie.

È molto probabile che l'Ecclesiaste sia stato scritto in epoca post-esilica per sostenere il popolo, consolarlo e mostrare tutta la vanità e la fragilità dell'esistenza. L'Ecclesiaste è chiamato a percepire la vita come un dono di Dio e a non riflettere sulle difficoltà e sulle ingiustizie, ma, al contrario, a cercare di trarre il meglio dalla vita.

L'autore definisce vanità tutte le vicende umane, così come concetti come rettitudine, gioia, saggezza, giovinezza, ricchezza, forza e persino la vita stessa. Il lavoro è vano, poiché i risultati di qualsiasi opera non sono eterni. La ricchezza è vana, poiché va e viene, non puoi portarlo in un altro mondo. La saggezza è vana, poiché non può garantire il successo e la prosperità di una persona. Tuttavia, l'autore è ancora convinto che la saggezza sia migliore della stupidità, e anche preferibile alla forza fisica e alla ricchezza. Ma i saggi, gli stolti e i ricchi moriranno e saranno dimenticati. La giustizia è vana, poiché l'autore non crede nel modello della giustizia -> ricompensa, del peccato -> punizione. L'autore spiega il suo punto di vista dicendo di essere stato testimone di molte ingiustizie. L'autore non nega l'idea che tutto avviene secondo la volontà di Dio e che Dio agisce correttamente, ma afferma che è impossibile per i mortali comprendere i poteri della Provvidenza, e quindi non vale la pena provarci.

Un fatto interessante è che l’autore non vuole parlare della vita dopo la morte, dopo il giudizio di Dio. Tuttavia non nega che Dio porterà tutti in giudizio alla fine dei suoi giorni. La riluttanza dell'Ecclesiaste a pensare alla vita dopo la morte è spiegata dal modo in cui si svolge il libro nel suo insieme: l'autore parla solo di ciò che ha sentito e imparato dall'esperienza. E l'esperienza lo convinse dell'inutilità degli sforzi umani.

L'autore dell'Ecclesiaste spiega la fragilità e la vanità della realtà che lo circonda

  • La caduta delle persone
  • L’incomprensibilità delle vie del Signore,
  • L'inevitabilità della morte
  • Incertezze su cosa sia la vita dopo la morte.

L’Ecclesiaste non dovrebbe essere interpretato erroneamente come un inno all’individualità umana e all’indipendenza da Dio. L'autore del libro confida in Dio.

Capitolo 1. Riflessioni sull'inutilità degli sforzi umani, sul ciclo delle cose in natura.

Capitolo 2. Riflessioni sulla futilità del piacere, della saggezza e del lavoro.

capitolo 3. Il lavoro umano non influenza il corso degli eventi nel mondo, che è controllato da Dio.

Capitolo 4. Lavoro per il male, l'inutilità dei frutti del lavoro.

Capitolo 5. Discussioni su promesse vuote. L'inutilità del lavoro. Gioia della ricchezza donata da Dio.

Capitolo 6. L'idea che tutto sia predeterminato. I limiti della saggezza umana.

Capitolo 7. Il significato dell'esistenza e il significato della rettitudine sono sconosciuti all'uomo.

Capitolo 8. La ricompensa di Dio potrebbe essere incomprensibile per l'uomo

Capitolo 9 Una persona non sa cosa lo aspetta, ma la morte attende tutti allo stesso modo. La saggezza non è la chiave del successo.

Capitolo 10. La saggezza è migliore della stupidità.

Capitolo 11. La chiamata è a lavorare, a vivere con gioia, onorando il suo Dio. Giorni bui seguiranno questa vita.

Capitolo 12. Un appello alla responsabilità nei giovani. Ritorna al pensiero della vanità dell'esistenza.

Il libro si conclude con un consiglio:

Temi Dio e osserva i Suoi comandamenti.

Il libro dell'Ecclesiaste è uno di quei libri la cui comprensione non arriva immediatamente. Richiede una certa maturità di spirito. I pensieri e le idee dell'Ecclesiaste sono grandiosi nel loro significato e influenza su tutta la storia e la cultura umana successive.

Greco antico - sacerdote) - una delle opere più complesse dell'Antico Testamento; la tradizione attribuisce la paternità di E. al re Salomone, ma scientifica. La critica biblica ha stabilito che E. è stato scritto nel 3° secolo. AVANTI CRISTO e. sotto l'influenza dei Greci. filosofia. Il creatore di E. ha scelto la forma di un monologo, che gli permette di rivelare il suo io interiore attraverso la bocca dell'eroe. mondo. Per interni Il monologo del vescovo, che smaschera la sua falsa gentilezza e la falsa simpatia per gli oppressi, rivela l'astuta finzione dello scrittore. E. è un libro senza trama. Non sono presenti dipinti contemporanei. la sua società. Il suo autore non è né un cronista né uno scrittore di prosa. È un pensatore. E. è un lavoro a più livelli. La risata della negazione e il sorriso dell'affermazione, la ricerca e la delusione, l'osservazione sottile e la saggia generalizzazione si intrecciano qui in un unico nodo. Ribellandosi alle chimere dell'ebraismo, l'autore E. esprime apertamente il suo atteggiamento negativo nei confronti della teoria dell'“altro mondo” e della corte celeste: “Il destino dei figli degli uomini e il destino degli animali è lo stesso destino: quando muoiono , così fanno queste, e un soffio per tutti, e l'uomo non ha alcun vantaggio sul bestiame" (3:19). Non crede nel regno ultraterreno di Dio.

Ottima definizione

Definizione incompleta ↓

ECCLESIASTE

Ecclesiaste (ebr. qohelet - "Predicatore nell'assemblea") è un monumento della letteratura aforistica ebraica risalente al IV o III secolo. AVANTI CRISTO e. (i tentativi di datarlo ad un periodo successivo non reggono alle critiche). Sorse tra gli scribi professionisti (un successivo poscritto fornisce un'immagine dell'autore del libro: "oltre al fatto che Ecclesiaste era saggio, insegnò anche alla gente la conoscenza, soppesò, testò e compose molti detti"). L'inizio del libro chiama l'autore “figlio di Davide, re di Gerusalemme”; per il lettore questo potrebbe significare una cosa: re Salomone, e se qui c'è un malinteso, allora è stato pianificato e provocato. L'autore di tanto in tanto, come per gioco, prova una maschera letteraria, descrivendo i suoi tentativi di trovare soddisfazione nel lusso reale e la sua delusione. In generale, l’usanza di attribuire raccolte di aforismi ai re “saggi” del passato esisteva da tempo immemorabile nella letteratura dell’antico Egitto e da essa passò all’ebraico antico: così il “Libro dei Proverbi di Salomone” venne attribuito a Salomone. Ma qui c'è dell'altro: l'autore non si limita a iscrivere il nome di Salomone sul suo libro, ma “entra veramente nell'immagine” del più magnifico dei re di Giudea, introducendo un'ambigua combinazione di due piani: quello confessionale-personale e quello storico-leggendario. L'immagine tradizionale di Salomone è presa come paradigma generalizzante dell'esperienza della vita interiore. Questa coscienza della ricezione, questo gusto per un "acting out" ispirato, significativo, significativo del lettore è un tratto tanto raro nel contesto generale della letteratura orientale antica quanto caratteristico di E.

Il motivo principale di E. è l'inutilità dei tentativi di abbracciare la vita in modo completo, di soggiogarla nella pratica o di esaurirla nel pensiero. Tutti questi tentativi sono hebel - "colpo" (come diremmo noi, "fuk" - soffiò, e no!), cioè "vanità" o "vanità".

Vanità delle vanità, diceva Qohelet, vanità delle vanità, e questa è tutta vanità!

Qual è il vantaggio per un uomo da tutte le fatiche in cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene, ma la terra rimane per sempre. Il sole sorge, il sole tramonta, corre al suo posto e risorge...

Ciò che è stato, sarà

e quello che è successo, succede,

e non c'è niente di nuovo sotto il sole.

(Tradotto da S. Averintsev).

È caratteristico che l'autore non si lamenti altro che della stabilità stessa del cosmo che ritorna a se stesso, che era fonte di consolazione, persino di gioia, per i poeti e i filosofi greci; i cicli naturali non lo accontentano con la loro regolarità, ma lo annoiano con la loro inerzia. L '"eterno ritorno", che ai Pitagorici sembrava il sublime mistero dell'esistenza, è qui valutato come un'assurdità insopportabile e inevitabile. Questa è la specificità dello scetticismo di E.: l'autore dubita dolorosamente (e quindi ha urgente bisogno) non dell'armonia del mondo, ma del senso del mondo; non ha perso il cosmo divino, ma la storia sacra. Alla “stupidità”, che spera di governare la vita, e alla “saggezza” tradizionale, che spera di spiegare la vita, E. contrappone saggiamente la partecipazione diffidente alla vita con le sue fragili ma autentiche gioie (cfr. l'antico egiziano “Canzone dell'Harper” e il consiglio di la locanda degli dei nell'epopea di Gilgamesh). Per E. l'idea dell'inspiegabilità, dell'incomprensibilità e della trascendenza di Dio conserva il suo significato. Non dubita di Dio, ma dubita della religione come una delle varietà dell'attività umana (e quindi della “vanità” umana). Dio esiste, ma difficilmente puoi parlargli e sapere qualcosa di Lui; L’azione di Dio nel mondo è intesa come l’esatto opposto dell’azione umana, il limite dei tentativi “vani” di correggere, conoscere o esprimere qualcosa in parole. Una tale sintesi di misticismo e fatalismo con audace e sobria sanità mentale anticipa la disposizione spirituale che caratterizzerà per secoli la poesia filosofica orientale.

I tentativi di trovare tracce significative di influenza ellenistica in E. non hanno avuto successo. Molto più certa è l'influenza delle antiche tradizioni della letteratura aforistica dell'Egitto e soprattutto della Mesopotamia. Le tendenze al libero pensiero non hanno impedito a E. di entrare nel canone della Bibbia (dopo le controversie registrate nella parte “Mishna” del Talmud).

Ottima definizione

Definizione incompleta ↓

Su Wikisource

Libro dell'Ecclesiaste su Wikimedia Commons

Ecclesiaste, Anche Ecclesiaste , Ecclesiaste, Ecclesiaste O Predicatore(Ebraico ‏קֹ‏הֶ‏לֶ‏ת ‏‎ - “ kohelet"; Greco antico Ἑκκλησιαστής ) - la 33a parte del Tanakh, il 7° libro di Ketuvim, il nome del libro dell'Antico Testamento, che nella Bibbia cristiana è collocato tra i Libri di Salomone.

Senso

Il libro dell’Ecclesiaste è per molti versi un fenomeno unico all’interno della Bibbia, notevolmente diverso da tutti gli altri libri nel modo di pensare dell’autore. Difficilmente è possibile nominare un libro dell'Antico Testamento che avrebbe avuto una maggiore influenza sulle menti dei lettori nel corso dei secoli trascorsi dalla sua scrittura. Anche i pensatori lontani dalla fede lo consideravano uno dei trattati filosofici più profondi. Le obiezioni dei teologi ebrei del Talmud contro l'inclusione del Libro dell'Ecclesiaste nella Bibbia (Shabbat, 30 b) sono state conservate. È stato affermato direttamente che conteneva opinioni eretiche (Vayikra Rabba, 28a).

L'Ecclesiaste, descrivendo l'immagine del ciclo eterno dell'universo e dell'uomo, dice che l'accumulo di ricchezza, onore, rango, piacere e persino il giusto lavoro e la nascita dei bambini - tutto questo è già accaduto sotto il sole e tutto questo - trambusto(privo di significato, senza scopo). Dice che l’uomo governa sempre sull’uomo, che ci sono sempre stati tribunali corrotti, violenza e illegalità:

“... La stupidità è stata posta in alto, E i degni restano in basso... ... Ho visto schiavi a cavallo E principi camminare a piedi come schiavi... ... Ho visto anche sotto il sole: Il luogo del giudizio e c'è l'illegalità; Il luogo della giustizia, e lì c'è la falsità... ...I giusti soffrono ciò che le azioni dei malvagi meriterebbero, e i malvagi soffrono ciò che le azioni dei giusti meriterebbero..."

Rimase anche deluso dal senso della saggezza:

“E ho dato il mio cuore per conoscere la saggezza e per conoscere la follia e la stupidità; Ho imparato che anche questo è un languore dello spirito. Perché in molta saggezza c'è molto dolore; E chi accresce la conoscenza accresce il dolore”.

Dice che “l’uomo non ha alcun vantaggio rispetto al bestiame”, perché “come muoiono questi, così muoiono anche questi”.

L’autore del Libro dell’Ecclesiaste è un fatalista convinto: “E mi voltai e vidi che non è al veloce che viene data la corsa fortunata, né al coraggioso la vittoria, né al saggio pane, né al saggio ricchezza , né agli abili il favore, ma tempo e opportunità per tutti loro. Perché l'uomo non conosce il suo tempo. Proprio come i pesci sono presi in una rete distruttiva, e come gli uccelli sono presi in un laccio, così i figli degli uomini sono presi nei momenti di difficoltà quando questa piomba su di loro inaspettatamente”.

L'unica posizione degna nella vita, secondo lui, non è cercare di migliorare il mondo e la società, ma godersi il processo della vita stessa: “Quindi va, mangia il tuo pane con gioia e bevi il tuo vino con gioia nel tuo cuore , quando Dio è soddisfatto delle tue azioni. Che le tue vesti siano sempre splendenti e che l'olio sul tuo capo non venga meno. Goditi la vita con la moglie che ami per tutti i giorni della tua vana vita e che Dio ti ha dato sotto il sole per tutti i tuoi giorni vani; perché questa è la tua parte nella vita e nelle tue fatiche, come lavori sotto il sole”.

Il testo si conclude con una nota in prosa dell'antico curatore del libro, forse allievo dell'autore, con un inserimento poetico (capitolo 12, versetti 9-14). Le ultime righe del testo nella traduzione sinodale sono le seguenti:

“Ascoltiamo l'essenza di tutto: temere Dio e osservare i suoi comandamenti, perché questo è tutto per l'uomo; Poiché Dio porterà in giudizio ogni opera, anche ogni cosa segreta, sia buona che cattiva”.

Influenza degli antichi testi orientali

Si nota l'influenza sul libro dell'antica letteratura religiosa egiziana:

Giudizi

Il Dizionario Ateo osserva:
Ecclesiaste è un libro senza trama. Mancano immagini della società contemporanea. Il suo autore non è un cronista o uno scrittore di prosa. È un pensatore. Ecclesiaste è un'opera a più livelli. La risata della negazione e il sorriso dell'affermazione, la ricerca e la delusione, l'osservazione sottile e la saggia generalizzazione si intrecciano qui in un unico nodo. Ribellandosi alle chimere dell'ebraismo, l'autore dell'Ecclesiaste esprime apertamente il suo atteggiamento negativo nei confronti della teoria dell'“altro mondo” e della corte celeste: “La sorte dei figli degli uomini e la sorte degli animali è la stessa sorte: come sono muoiono, così muoiono anche questi, e hanno tutti lo stesso respiro, e nessun uomo ha vantaggi sul bestiame" (3:19). Non crede nel Regno ultraterreno di Dio.

Scrivi una recensione sull'articolo "Il libro dell'Ecclesiaste"

Appunti

  1. , Con. 148.
  2. Cm. Coniugazione dei verbi in ebraico moderno
  3. L’originale usa la parola הָבֶל (havel), che in ebraico significa letteralmente “vapore”, “respiro”. In più punti dell'Ecclesiaste, a “hevel” vengono aggiunte altre due parole, che nella traduzione sinodale sono rese “languidità dello spirito”: “vanità delle vanità e vessazione dello spirito” (1,14.2). :11, 2:17, 2:26, ​​4:4, 6:9). Ma la traduzione corretta di queste due parole è “inseguire il vento” o “catturare il vento”.
  4. VV Akimov. Il libro biblico dell'Ecclesiaste e i monumenti letterari dell'antico Egitto. Minsk, 2012.
  5. “Harper's Song” dall'“Harris Papyrus 500”: “... i corpi scompaiono e muoiono, altri vengono a sostituirli, fin dal tempo degli antenati. Gli dei (cioè i re) che vennero prima di noi riposano nelle loro piramidi, proprio come le mummie e gli spiriti sono sepolti nelle loro tombe. Non c’è più spazio nemmeno per i costruttori di case. Ho sentito le parole di Imhotep e Hardidif, i cui detti sono sulla bocca di tutti, e quanto ai loro luoghi - i loro muri sono distrutti, questi luoghi - come se no, non esistessero. Nessuno di loro viene a raccontarci, a raccontare il loro soggiorno, a rafforzare i nostri cuori, finché non ci si avvicina al luogo dove sono andati. Sii sano di cuore, affinché il tuo cuore se ne dimentichi, possa essere meglio per te seguire il tuo cuore mentre vivi. Metti mirra sul tuo capo, la tua veste sia di lino finissimo, ungiti con gli unguenti meravigliosi e veri degli dei. Sii allegro, non lasciarti abbattere il cuore, segui la sua attrazione e il tuo bene; disponi i tuoi affari sulla terra secondo i dettami del tuo cuore, e non lamentarti finché non venga il giorno del lamento (per te). Colui il cui cuore non batte (Osiride) non ascolta le lamentele e le lacrime non salvano nessuno dalla tomba. Quindi, festeggia, non scoraggiarti, perché non puoi portare con te le tue proprietà e nessuno di coloro che se ne sono andati è ancora tornato” (Turaev. B. A. History of the Ancient East. P. 239). (p. 145-8) “Il canto dell'arpista” dalla tomba di Neferhotep: “Dai tempi del dio i corpi passano e le generazioni vengono a prendere il loro posto. Ra si alza al mattino, Atum entra in Manu, gli uomini fecondano, le donne concepiscono, tutti i nasi inalano aria, ma al mattino i loro figli vanno al loro posto (muoiono)! Buona giornata, o sacerdote! Possano esserci sempre incensi e aromi per il tuo naso, ghirlande e fiori di loto per le spalle e il petto della tua amata sorella che siede accanto a te! Lascia che ci siano canti e musica davanti a te, getta via ogni dolore, pensa solo alla gioia, finché arriverà il giorno in cui dovrai approdare sulla terra che ama il silenzio... Buona giornata, saggio prete dalle mani pulite! Ho sentito di tutto. cosa è successo agli antenati: i loro (muri) sono distrutti, i loro luoghi non esistono, sono come quelli che non sono mai stati dai tempi di Dio. (Ma i tuoi muri sono forti, hai piantato alberi) sulle rive del tuo stagno, la tua anima si riposa su di essi e beve l'acqua. Segui con coraggio il tuo cuore!.. Dona il pane ai poveri, affinché il tuo nome rimanga bello per sempre! Buona giornata!... Pensa al giorno in cui verrai portato in un paese dove vengono portate le persone. Non c'è nessun uomo lì che porterebbe con sé la sua ricchezza. E da lì non si torna più" (traduzione di M. A. Mathieu. // Monte P. . L'Egitto di Ramesse.// P. Monte. Smolensk 2000, pp. 117-118)

Letteratura

  • // Dizionario ateo / A. I. Abdusamedov, R. M. Aleynik, B. A. Alieva e altri; Sotto generale ed. M. P. Novikova. - 2a ed., riv. e aggiuntivi - M.: Politizdat, 1985. - P. 148. - 512 p. - 200.000 copie.
  • Veloce G. prot. Commento al libro dell'Ecclesiaste. - Krasnoyarsk: Yenisei Blagovest, 2009. - 346 p.

Collegamenti

Passaggio caratterizzante il Libro dell'Ecclesiaste

- Questo è il conte Rostov, comandante dello squadrone, e io sono il tuo umile servitore.
- B...se...e...du...shka! - cantava l'ubriaco, sorridendo felice e guardando Ilyin parlare con la ragazza. Seguendo Dunyasha, Alpatych si avvicinò a Rostov, togliendosi il cappello da lontano.
"Oso disturbarvi, vostro onore", disse con rispetto, ma con relativo disprezzo per la giovinezza di questo ufficiale e mettendogli una mano sul petto. "La mia signora, la figlia del principe generale Nikolai Andreevich Bolkonsky, morto il 15, essendo in difficoltà a causa dell'ignoranza di queste persone", indicò agli uomini, "vi chiede di venire... volete," Alpatych disse con un sorriso triste, “lasciarne qualcuno, altrimenti non è così conveniente quando... - Alpatych indicò due uomini che gli correvano intorno da dietro, come tafani attorno a un cavallo.
- A!.. Alpatych... Eh? Yakov Alpatych!... Importante! perdonare per l'amor di Cristo. Importante! Eh?.. – dissero gli uomini, sorridendogli gioiosi. Rostov guardò i vecchi ubriachi e sorrise.
– O forse questo consola Vostra Eccellenza? - disse Yakov Alpatych con sguardo calmo, indicando i vecchi con la mano non infilata nel seno.
"No, qui c'è poca consolazione", disse Rostov e se ne andò. - Qual è il problema? - chiese.
"Oso riferire a Vostra Eccellenza che le persone maleducate di qui non vogliono far uscire la signora dalla tenuta e minacciano di mandare via i cavalli, quindi al mattino è tutto pieno e Sua Signoria non può andarsene."
- Non può essere! - gridò Rostov.
"Ho l'onore di riferirvi la verità assoluta", ha ripetuto Alpatych.
Rostov scese da cavallo e, consegnandolo al messaggero, accompagnò Alpatych a casa, chiedendogli i dettagli del caso. In effetti, l'offerta di pane della principessa ai contadini di ieri, la sua spiegazione con Dron e il raduno hanno rovinato così tanto la situazione che Dron alla fine ha consegnato le chiavi, si è unito ai contadini e non si è presentato su richiesta di Alpatych, e che al mattino, quando la principessa ordinò di depositare i soldi per andare, i contadini vennero in gran folla alla stalla e mandarono a dire che non avrebbero lasciato uscire la principessa dal villaggio, che c'era l'ordine di non essere portati fuori, e loro slegarebbe i cavalli. Alpatych si avvicinò a loro, ammonindoli, ma loro gli risposero (Karp parlò soprattutto; Dron non apparve dalla folla) che la principessa non poteva essere rilasciata, che c'era un ordine in merito; ma lascia che la principessa rimanga, e la serviranno come prima e le obbediranno in tutto.
In quel momento, quando Rostov e Ilyin galopparono lungo la strada, la principessa Marya, nonostante la dissuasione di Alpatych, della tata e delle ragazze, ordinò la deposizione e volle andare; ma, vedendo i cavalieri al galoppo, furono scambiati per francesi, i cocchieri fuggirono e nella casa si levò il pianto delle donne.
- Padre! caro padre! "Dio ti ha mandato", dissero voci tenere, mentre Rostov attraversava il corridoio.
La principessa Marya, perduta e impotente, sedeva nell'atrio mentre Rostov le veniva portato. Non capiva chi fosse, perché lo fosse e cosa le sarebbe successo. Vedendo il suo volto russo e riconoscendolo dal suo ingresso e dalle prime parole che pronunciò come uomo della sua cerchia, lo guardò con il suo sguardo profondo e radioso e cominciò a parlare con una voce rotta e tremante dall'emozione. Rostov ha immediatamente immaginato qualcosa di romantico in questo incontro. “Una ragazza indifesa, addolorata, sola, lasciata alla mercé di uomini maleducati e ribelli! E uno strano destino mi ha spinto qui! - pensò Rostov, ascoltandola e guardandola. - E che mitezza, nobiltà nei lineamenti e nell'espressione! – pensò, ascoltando il suo timido racconto.
Quando ha parlato del fatto che tutto ciò è accaduto il giorno dopo il funerale di suo padre, la sua voce tremava. Lei si voltò e poi, come se temesse che Rostov prendesse le sue parole per desiderio di compatirlo, lo guardò con aria interrogativa e timorosa. Rostov aveva le lacrime agli occhi. La principessa Marya se ne accorse e guardò Rostov con gratitudine con quel suo sguardo radioso, che faceva dimenticare la bruttezza del suo viso.
"Non posso esprimere, principessa, quanto sono felice di essere venuto qui per caso e di poterti dimostrare che sono pronto", disse Rostov alzandosi. "Per favore, vai, e ti rispondo con il mio onore che nessuno oserà crearti problemi, se solo mi permetti di scortarti", e, inchinandosi rispettosamente, come si inchinano alle dame di sangue reale, si diresse alla porta.
Con il tono rispettoso del suo tono, Rostov sembrava dimostrare che, nonostante avrebbe considerato una benedizione la sua conoscenza, non voleva approfittare dell'occasione della sua sfortuna per avvicinarsi a lei.
La principessa Marya ha capito e apprezzato questo tono.
"Ti sono molto, molto grata", gli disse la principessa in francese, "ma spero che tutto questo sia stato solo un malinteso e che nessuno ne abbia la colpa." “La principessa improvvisamente cominciò a piangere. "Mi scusi", disse.
Rostov, accigliato, fece un altro profondo inchino e lasciò la stanza.

- Beh, tesoro? No, fratello, la mia bellezza rosa, e il loro nome è Dunyasha... - Ma, guardando il volto di Rostov, Ilyin tacque. Vide che il suo eroe e comandante aveva un modo di pensare completamente diverso.
Rostov guardò con rabbia Ilyin e, senza rispondergli, si incamminò rapidamente verso il villaggio.
"Glielo farò vedere, gli darò del filo da torcere, i ladri!" - disse a se stesso.
Alpatyè, a passo di nuotata, per non correre, raggiunse a malapena Rostòv al trotto.
– Quale decisione hai deciso di prendere? - disse, raggiungendolo.
Rostov si fermò e, stringendo i pugni, si mosse improvvisamente minacciosamente verso Alpatych.
- Soluzione? Qual è la soluzione? Vecchio bastardo! - gli gridò. -Cosa stavi guardando? UN? Gli uomini si ribellano, ma tu non riesci a farcela? Tu stesso sei un traditore. Vi conosco, vi scuoierò tutti... - E, come se avesse paura di sprecare invano la sua riserva di ardore, lasciò Alpatych e si avviò rapidamente. Alpatych, reprimendo il sentimento di insulto, tenne il passo con Rostòv a passo fluttuante e continuò a comunicargli i suoi pensieri. Disse che gli uomini erano testardi, che in quel momento non era saggio opporsi a loro senza avere un comando militare, che non sarebbe stato meglio mandare prima a chiamare un comando.
"Darò loro un comando militare... li combatterò", ha detto Nikolai senza senso, soffocato dall'irragionevole rabbia animale e dal bisogno di sfogare questa rabbia. Non rendendosi conto di cosa avrebbe fatto, inconsciamente, con un passo rapido e deciso, si mosse verso la folla. E quanto più si avvicinava a lei, tanto più Alpatych sentiva che il suo atto irragionevole avrebbe potuto produrre buoni risultati. Gli uomini del pubblico provarono lo stesso, guardando la sua andatura veloce e ferma e il suo volto deciso e accigliato.
Dopo che gli ussari entrarono nel villaggio e Rostov andò dalla principessa, ci fu confusione e discordia tra la folla. Alcuni uomini cominciarono a dire che questi nuovi arrivati ​​erano russi e che non si sarebbero offesi per il fatto di non far uscire la giovane donna. Drone era della stessa opinione; ma non appena lo espresse, Karp e altri uomini attaccarono l'ex capo.
– Da quanti anni mangi il mondo? - gli gridò Karp. - Per te è lo stesso! Tu dissotterri il barattolo, lo porti via, vuoi distruggere le nostre case oppure no?
- Si è detto che ci dovrebbe essere ordine, nessuno dovrebbe uscire di casa, per non portare fuori la polvere da sparo blu - questo è tutto! - gridò un altro.
"C'era una battuta per tuo figlio, e probabilmente ti sei pentito della tua fame", parlò improvvisamente il vecchietto, attaccando Dron, "e hai rasato la mia Vanka." Oh, stiamo per morire!
- Allora moriremo!
"Non sono un rifiuto del mondo", ha detto Dron.
- Non è un rifiuto, gli è cresciuta la pancia!..
Due uomini lunghi hanno detto la loro. Non appena Rostov, accompagnato da Ilyin, Lavrushka e Alpatych, si è avvicinato alla folla, Karp, mettendo le dita dietro la fascia, sorridendo leggermente, si è fatto avanti. Il drone, al contrario, è entrato nelle ultime file e la folla si è avvicinata.
- EHI! Chi è il tuo capo qui? - gridò Rostov, avvicinandosi rapidamente alla folla.
- Allora il capo? Di cosa hai bisogno?.. – chiese Karp. Ma prima che potesse finire di parlare, il suo cappello volò via e la sua testa scattò di lato a causa di un forte colpo.
- Tanto di cappello, traditori! - gridò la voce purosangue di Rostov. -Dov'è il capo? – gridò con voce frenetica.
"Il capo, il capo sta chiamando... Dron Zakharych, tu", si udirono voci sottomesse qua e là, e cominciarono a togliersi i cappelli dalle teste.
"Non possiamo ribellarci, manteniamo l'ordine", disse Karp, e diverse voci da dietro nello stesso momento improvvisamente parlarono:
- Come brontolavano i vecchi, siete tanti capi...
- Parlare?... Rivolta!.. Ladri! Traditori! - urlò Rostov senza senso, con una voce che non era la sua, afferrando Karp per lo yurot. - Lavoralo a maglia, lavoralo a maglia! - gridò, anche se non c'era nessuno a lavorarlo a maglia tranne Lavrushka e Alpatych.
Lavrushka però corse verso Karp e gli afferrò le mani da dietro.
– Ordinerai ai nostri di chiamare da sotto la montagna? - egli gridò.
Alpatych si rivolse agli uomini, chiamandone due per nome perché si accoppiassero con Karp. Gli uomini emersero obbedientemente dalla folla e cominciarono ad allentare le cinture.
- Dov'è il capo? - gridò Rostov.
Il drone, con la faccia accigliata e pallida, è emerso dalla folla.
-Sei tu il capo? Lavora a maglia, Lavrushka! - gridò Rostov, come se questo ordine non potesse incontrare ostacoli. E infatti, altri due uomini iniziarono a legare Dron, il quale, come se li aiutasse, si tolse il kushan e glielo diede.
"E voi tutti mi ascoltate", Rostov si rivolse agli uomini: "Ora marciate verso casa, e così non sento la vostra voce".
"Beh, non abbiamo fatto alcun danno." Ciò significa che siamo semplicemente stupidi. Hanno detto delle sciocchezze... ve l'avevo detto che c'era un pasticcio”, si sentivano delle voci che si rimproveravano a vicenda.
«Te l'avevo detto», disse Alpatyè entrando in gioco. - Questo non va bene, ragazzi!
"La nostra stupidità, Yakov Alpatych", risposero alle voci, e la folla cominciò immediatamente a disperdersi e a disperdersi per il villaggio.
I due uomini legati furono condotti nel cortile del maniero. Li seguivano due uomini ubriachi.
- Oh, ti guarderò! - disse uno di loro, rivolgendosi a Karp.
"È possibile parlare così a signori?" Cosa hai pensato?
“Stupido”, confermò l’altro, “davvero, uno sciocco!”
Due ore dopo i carri erano nel cortile della casa di Bogucharov. Gli uomini portarono avanti e sistemarono rapidamente le cose del padrone sui carri, e Dron, su richiesta della principessa Marya, fu rilasciato dall'armadietto dove era stato rinchiuso, in piedi nel cortile, dando ordini agli uomini.
"Non metterla così male", disse uno degli uomini, un uomo alto con una faccia rotonda e sorridente, prendendo la scatola dalle mani della cameriera. - Costa anche denaro. Perché lo lanci così o mezza corda - e si strofinerà. Non mi piace così. E affinché tutto sia giusto, secondo la legge. Proprio così, sotto la stuoia e coprendola con il fieno, questo è l’importante. Amore!
"Cerca libri, libri", disse un altro uomo, che stava tirando fuori gli armadietti della biblioteca del principe Andrei. - Non aggrapparti! È pesante, ragazzi, i libri sono fantastici!
- Sì, hanno scritto, non hanno camminato! – disse l'uomo alto e dal viso tondo, strizzando l'occhio, indicando i grossi lessici che si trovavano sopra.

Rostov, non volendo imporre la sua conoscenza alla principessa, non andò da lei, ma rimase nel villaggio, aspettando che se ne andasse. Dopo aver aspettato che le carrozze della principessa Marya uscissero di casa, Rostov si sedette a cavallo e l'accompagnò a cavallo sul sentiero occupato dalle nostre truppe, a dodici miglia da Bogucharov. A Yankov, alla locanda, la salutò rispettosamente, permettendosi di baciarle la mano per la prima volta.
"Non ti vergogni", rispose arrossendo alla principessa Marya, in segno di gratitudine per la sua salvezza (come lei chiamava la sua azione), "ogni agente di polizia avrebbe fatto lo stesso". Se solo avessimo dovuto combattere con i contadini, non avremmo permesso al nemico di allontanarsi così tanto", ha detto, vergognandosi di qualcosa e cercando di cambiare la conversazione. "Sono solo felice di aver avuto l'opportunità di incontrarti." Addio, principessa, ti auguro felicità e consolazione e desidero incontrarti in condizioni più felici. Se non vuoi farmi arrossire, per favore non ringraziarmi.
Ma la principessa, se non lo ringraziava con più parole, lo ringraziava con tutta l'espressione del viso, raggiante di gratitudine e di tenerezza. Non poteva credergli, non aveva nulla di cui ringraziarlo. Al contrario, quello che era certo per lei era che se lui non fosse esistito, probabilmente sarebbe morta sia a causa dei ribelli che dei francesi; che, per salvarla, si espose ai pericoli più evidenti e terribili; e ciò che era ancora più certo era che si trattava di un uomo dall'animo alto e nobile, che sapeva comprendere la sua situazione e il suo dolore. I suoi occhi gentili e onesti con le lacrime che apparivano su di loro, mentre lei stessa, piangendo, gli parlava della sua perdita, non lasciava la sua immaginazione.
Quando lo salutò e rimase sola, la principessa Marya improvvisamente sentì le lacrime agli occhi, e qui, non per la prima volta, le fu posta una strana domanda: lo ama?
Sulla strada verso Mosca, nonostante la situazione della principessa non fosse felice, Dunyasha, che viaggiava con lei in carrozza, notò più di una volta che la principessa, sporgendosi dal finestrino della carrozza, sorrideva con gioia e tristezza a qualcosa.
“Ebbene, e se lo amassi? - pensò la principessa Marya.
Per quanto si vergognasse di ammettere a se stessa di essere stata la prima ad amare un uomo che, forse, non l'avrebbe mai amata, si consolò al pensiero che nessuno lo avrebbe mai saputo e che non sarebbe stata colpa sua se fosse rimasta. senza nessuno per il resto della sua vita, parlando di amare colui che ha amato per la prima e ultima volta.
A volte ricordava le sue opinioni, la sua partecipazione, le sue parole e le sembrava che la felicità non fosse impossibile. E poi Dunyasha notò che sorrideva e guardava fuori dal finestrino della carrozza.
“E doveva venire a Bogucharovo, e proprio in quel momento! - pensò la principessa Marya. "E sua sorella avrebbe dovuto rifiutare il principe Andrei!" “E in tutto questo, la principessa Marya ha visto la volontà della Provvidenza.
L'impressione fatta a Rostov dalla principessa Marya è stata molto piacevole. Quando si ricordò di lei, si rallegrava e quando i suoi compagni, avendo saputo della sua avventura a Bogucharovo, gli scherzarono dicendo che, essendo andato a prendere il fieno, aveva scelto una delle spose più ricche della Russia, Rostov si arrabbiò. Era arrabbiato proprio perché il pensiero di sposare la mite principessa Marya, che era gentile con lui e con un'enorme fortuna, gli venne in mente più di una volta contro la sua volontà. Per quanto riguarda personalmente, Nikolai non poteva desiderare una moglie migliore della principessa Marya: sposarla avrebbe reso felice la contessa - sua madre - e avrebbe migliorato gli affari di suo padre; e persino - Nikolai lo sentiva - avrebbe reso felice la principessa Marya. Ma Sonya? E questa parola? Ed è per questo che Rostov si è arrabbiato quando hanno scherzato sulla principessa Bolkonskaya.

Dopo aver preso il comando degli eserciti, Kutuzov si ricordò del principe Andrei e gli mandò l'ordine di recarsi nell'appartamento principale.
Il principe Andrei arrivò a Tsarevo Zaimishche proprio il giorno e l'ora stessa in cui Kutuzov fece la prima rassegna delle truppe. Il principe Andrei si fermò nel villaggio presso la casa del prete, dove si trovava la carrozza del comandante in capo, e si sedette su una panchina davanti al cancello, aspettando Sua Altezza Serenissima, come ora tutti chiamavano Kutuzov. Sul campo fuori dal villaggio si sentivano i suoni della musica del reggimento o il ruggito di un gran numero di voci che gridavano "evviva!" al nuovo comandante in capo. Proprio lì davanti al cancello, a dieci passi dal principe Andrej, approfittando dell'assenza del principe e del bel tempo, stavano due inservienti, un corriere e un maggiordomo. Nerastro, ricoperto di baffi e basette, il piccolo tenente colonnello ussaro si avvicinò al cancello e, guardando il principe Andrei, chiese: Sua Altezza Serenissima è qui e sarà lì presto?

La creazione di trascrizioni poetiche di libri biblici è un'antica tradizione sia nella letteratura russa che in quella mondiale. Ciò è dovuto, in primo luogo, al fatto che una parte significativa della Bibbia è costituita da sezioni poetiche e interi libri di poesia, e in secondo luogo, al fatto che la Bibbia solleva domande eterne sull'uomo e sulla vita che hanno sempre preoccupato e preoccuperanno le persone. . Come l'arte – iconografia, scultura, pittura – ha dato nel corso dei secoli le proprie interpretazioni dei temi biblici, così la letteratura non poteva evitare questi temi. Infine, la Bibbia era un libro popolare e ampiamente diffuso, che forniva parafrasi a una vasta gamma di lettori.

La poetica della Bibbia, sviluppatasi nel contesto dell'antica cultura orientale, differiva in molti modi dalla poesia antica e classica e, per avvicinarla al pubblico occidentale, molti poeti latini e greci crearono parafrasi bibliche utilizzando esametri e altri tipi della versificazione classica. Successivamente sorsero nuove esperienze che rispondevano a nuove forme di poesia e a nuove esigenze ideologiche. In Russia, le parafrasi bibliche sono conosciute sin dai tempi di Simeone di Polotsk e poi di Lomonosov.

Qualche parola sul libro stesso. Ecclesiaste è una delle parti successive dell'Antico Testamento. La pseudonimia del libro è innegabile. Già nel XVII secolo Ugo Grozio indicò le caratteristiche della lingua dell'Ecclesiaste, che la distinguevano dalla lingua dei tempi dell'antico re Salomone (X secolo a.C.). Attualmente, la maggior parte degli studiosi colloca il libro intorno al 300 a.C. e. Nell'originale si chiama Kohelet, che può essere tradotto come “una persona che parla nella congregazione”, un predicatore. Questo è esattamente il modo in cui il traduttore greco ha trasmesso il significato del titolo, chiamando il libro Ecclesiastes (dal greco ekklesia - raccolta).

L'Ecclesiaste ha da tempo attirato l'attenzione di scrittori e storici, filosofi e poeti. La sua prima parafrasi fu creata nel III secolo da Gregorio di Neocesarea. Il libro ha suscitato sorpresa non solo per la sua forza poetica, ma anche per il profondo pessimismo che regna in esso, che contrasta nettamente con il contenuto di altri libri della Bibbia. I tentativi di trovare l'influenza del pensiero ellenistico nell'Ecclesiaste non hanno avuto successo. L'autore si concentra su un'immagine dell'Universo comune a quasi tutto il mondo antico. È statico, senza speranza e la legge dell'eterno ritorno prevale in ogni cosa. Speranza per la trasformazione dell'esistenza, di cui è intrisa

Manca la Bibbia, l'Ecclesiaste.

La domanda è stata sollevata più di una volta: perché i compilatori della Bibbia hanno incluso questo poema malinconico, parlando della “vanità”, cioè della futilità e dell'effimero di tutte le vicende umane? Molti interpreti credono che Ecclesiaste sia stato accettato nel corpo delle Scritture come una sorta di contrappunto, come avvertimento, come momento dialettico nello sviluppo dell'intera visione biblica del mondo. Originariamente, questa visione del mondo vedeva la prosperità terrena come un segno di benedizione celeste. Così venne quasi assolutizzato il valore della ricchezza, del successo, della procreazione dei figli, ecc.. Ma ad un certo punto si scoprì che questi valori non erano affatto assoluti. Era necessario cercare un diverso significato spirituale dell'esistenza umana. E nel contesto dell'intera Bibbia, l'Ecclesiaste segna il confine fondamentale da cui è iniziata questa ricerca. Cattura la saggezza mondana, i frutti della riflessione e l'esperienza di una persona che ha visto e sperimentato molto; ma tutto questo è dominato da un unico atteggiamento e da un unico pensiero: “tutto è vanità”. Per ammorbidire l'impressione di un libro così pessimista, uno scrittore antico sconosciuto gli ha fornito un epilogo, già intriso di uno spirito diverso.

Arciprete Alexander Men

LIBRO DELL'ECCLESIASTE o PREDICATORE

Traduzione canonica russa

1 Parole di Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.

2 Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità!

3 Che profitto trae l'uomo da tutte le sue fatiche faticando sotto il sole?

4 Una generazione passa e un'altra generazione viene, ma la terra resta in eterno.

5 Il sole sorge, e il sole tramonta, e si affretta al luogo dove sorge.

6 Il vento va a sud e va a nord, girando e girando mentre va, e il vento ritorna nei suoi circoli.

7 Tutti i fiumi sfociano nel mare, ma il mare non straripa: al luogo da cui scorrono i fiumi tornano a scorrere di nuovo.

8 Tutte le cose sono fatica: l'uomo non può dire tutto; L'occhio non si sazierà di vedere, né l'orecchio si sazierà di udire.

9 Ciò che è stato è ciò che sarà; e ciò che è stato fatto sarà fatto, e non c'è nulla di nuovo sotto il sole.

10 Ci sono cose di cui dicono: “Guarda, questa è nuova”; ma questo avveniva già nei secoli che ci hanno preceduto.

11 Del primo non c'è memoria; e chi verrà dopo non avrà memoria di ciò che accadrà.

12 Io, Ecclesiaste, ero re d'Israele a Gerusalemme;

13 E ho dato il mio cuore per investigare e provare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: questo duro lavoro Dio ha dato ai figli degli uomini affinché lo praticassero.

14 Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco, sono tutte vanità e vessazione di spirito!

15 Ciò che è storto non si può raddrizzare, e ciò che non lo è non si può contare.

16 Così ho parlato al mio cuore: Ecco, mi sono esaltato e ho acquistato sapienza più di tutti quelli che c'erano prima di me su Gerusalemme, e il mio cuore ha visto molta sapienza e conoscenza.

17 E ho dato il mio cuore per conoscere la saggezza e per conoscere la follia e la stoltezza: ho imparato che anche questa è vessazione dello spirito;

18 Poiché in molta saggezza c'è molto dolore; e chi accresce la conoscenza accresce il dolore.

1 Ho detto nel mio cuore: «Permettimi di metterti alla prova con gioia e di godere dei beni»; ma anche questa è vanità!

2 Della risata ho detto: “stupidità!”, e del divertimento: “Che cosa fa?”

3 Ho deciso nel mio cuore di deliziare il mio corpo con il vino e, mentre il mio cuore era guidato dalla saggezza, di aderire alla stoltezza, finché non avessi visto ciò che è bene per i figli degli uomini, ciò che dovrebbero fare sotto il cielo nei pochi giorni della le loro vite.

4 Ho intrapreso grandi opere: mi sono costruito case, mi sono piantato vigne,

5 Si costruì giardini e boschi e vi piantò ogni specie di alberi da frutto;

6 Si fece delle cisterne per irrigare i boschi;

7 Ho acquistato servi, serve e membri della mia famiglia; Avevo anche bestiame più grande e più piccolo di tutti quelli che erano stati a Gerusalemme prima di me;

8 Raccolse per sé argento, oro e tesori dai re e dalle province; Ha portato cantanti e cantanti e le delizie dei figli degli uomini: vari strumenti musicali.

9 E diventai grande e ricco più di tutti quelli che erano stati a Gerusalemme prima di me; e la mia saggezza è rimasta con me.

10 Qualunque cosa i miei occhi desiderassero, non l'ho rifiutata, non ho proibito alcuna gioia al mio cuore, perché il mio cuore si è rallegrato di tutte le mie fatiche, e questa è stata la mia parte di tutte le mie fatiche.

Ultimi materiali nella sezione:

Schemi elettrici gratuiti
Schemi elettrici gratuiti

Immagina un fiammifero che, dopo essere stato acceso su una scatola, si accende, ma non si accende. A cosa serve un incontro del genere? Sarà utile in ambito teatrale...

Come produrre idrogeno dall'acqua Produrre idrogeno dall'alluminio mediante elettrolisi
Come produrre idrogeno dall'acqua Produrre idrogeno dall'alluminio mediante elettrolisi

"L'idrogeno viene generato solo quando necessario, quindi puoi produrne solo quanto ti serve", ha spiegato Woodall all'università...

La gravità artificiale nella fantascienza Alla ricerca della verità
La gravità artificiale nella fantascienza Alla ricerca della verità

I problemi al sistema vestibolare non sono l'unica conseguenza dell'esposizione prolungata alla microgravità. Gli astronauti che spendono...